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Puntata n. 2
Lucianone, con la Juve alle spalle può finalmente dimostrare tutto il suo valore. Incaricato di trovare una sistemazione ai giovani calciatori del vivaio bianconero, sfodera una delle sue doti migliori, "la capacità di vendere come diamanti anche i pezzi di vetro. Tra i giovani bianconeri da sbolognare c’è un terzino, tale Cheula; Moggi lo spaccia nell’ambiente come il nuovo Spinosi – e alla fine riesce a sistemarlo, dietro congruo compenso. Di Cheula non si avranno più notizie, ma la missione è compiuta."
C’è da dire che il nostro Lucianone di calciatori se ne intende, bisogna dargliene atto, questo non è in discussione. Opinabile, semmai, è il modo in cui su tali giocatori arriva ad imporre la sua “longa mano”. Di colpi, in questo primo periodo juventino, ne mette a segno parecchi; c’è la sua segnalazione dietro nomi divenuti in seguito illustri campioni del mondo come Paolo Rossi, Claudio Gentile, Gaetano Scirea e Franco Causio, tutti scovati in campetti di periferia.
Quando nel 1973 Allodi lascia la società, Lucianone diventa il primo osservatore della Juventus. "è già un piccolo boss” ma lui aspira a ben altro. A Torino è chiuso da Boniperti e il semplice ruolo di collaboratore esterno gli va dannatamente stretto. Il suo viaggio nel “lato oscuro della forza” è solo agli inizi. Tornerà, potete scommetterci, ma sa che per attuare il suo disegno, dovrà compiere un lungo cammino, affinare armi e tecniche, conoscere gente influente, spaziare in tutti i campi dell’intrallazzo.
Si presenta a Gaetano Anzalone, il nuovo padrone della Roma, e poco dopo diventa il consulente ufficiale per il mercato del Presidente giallorosso. "un anno dopo lo sbarco a Roma, nel 1977, Moggi dà subito una lezione alla Juve – riesce a portare in giallorosso l’attaccante del momento, il centravanti del Genoa Roberto Pruzzo. – Anzalone gongola, e Moggi comincia a sentirsi un piccolo padreterno."