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Puntata n. 10
L’ultimo anno di Moggi a Napoli non è un granché. Maradona sul viale del tramonto e una squadra sull’orlo della serie B, lo convincono della necessità di svignarsela ancora una volta. Così, nell’aprile del 1991 ritorna al Torino del presidente Gian Mauro Borsano uno spregiudicato finanziere amico del segretario del Psi Bettino Craxi. Pur di riportare i granata ai vertici del calcio nazionale, magari per usarli a scopi finanziari e politico-elettorali (proprio come ha cominciato a fare con il Milan l’altro craxiano doc Silvio Berlusconi), Borsano è disposto a tutto. Infatti ingaggia Moggi come direttore generale.
Nasce una coppia da sballo. I reati di cui si macchierà il duo Moggi-Borsano, sono talmente numerosi e gravi che vi sembrerà impossibile che siano ancora a piede libero, eppure… ma i due ci regalano anche dei pezzi indimenticabili di cabaret; dichiarazioni che entrano di diritto nella storia dello spettacolo, come il commento di Lucianone sul nuovo calendario di serie A “il nostro è un calendario complicato. Eravamo teste di serie, ma siamo stati trattati come teste di cazzo”. O le dichiarazioni di Borsano dopo la sconfitta in finale di Coppa Uefa “Abbiamo perso perché quel coglione di Moggi, anziché andare a trovare l’arbitro, ha perso tempo a giocare a poker con i suoi amici”. Borsano aveva una vera ossessione per gli arbitri. Ogni volta che il Torino subiva presunte ingiustizie arbitrali, in tribuna lo si sentiva inveire “Ma come! Moggi cosa cazzo lo paghiamo a fare?!”
Ripercorreremo la nuova avventura granata di Lucianone, dividendola in sezioni, in base al tipo d’irregolarità commessa, e vi renderete conto di quanto sia stato grande questo connubio. Peccato che non sia durato più a lungo!